<$Achab, Moby Dick, credit crunch$>

Monday, September 25, 2006

Se non è "accanimento terapeutico", cos'è?


Se la medicina e la tecnologia non fossero così avanzate, Welby sarebbe vivo?
E' giusto che la medicina e la tecnologia allunghino la vita di un uomo al prezzo della sua dignità?
Esiste una dignità nella morte?
Appoggio la lotta che sta conducendo PIERO WELBY e lo faccio nonostante sia cattolico.
Dio mi perdoni qualora stia sbagliando.
___________________
foto pubblicata all'indirizzo http://www.lucacoscioni.it/piero_welby

Monday, September 18, 2006

Il nuovo risiko borsistico. Le municipalizzate?

Giovedì scorso (13 settembre) la TENARIS S.A. ha annunciato con una nota ufficiale che sono in corso le trattative per la vendita della propria quota di maggioranza nella società di distribuzione elettrica DALMINE ENERGIE.
La famiglia Rocca, dinastia industriale italo-argentina e azionista di maggioranza della TENARIS S.A., aveva dato vita a questa azienda nel 2000 sull'onda del boom energetico ottenendone in cambio lauti guadagni oltre a un non trascurabile sostegno per i conti traballanti della consorella Dalmine S.p.A. (...altra vittima della gestione IRI di PRODI...). Tuttavia, negli ultimi tempi, a causa dei crescenti costi di approvvigionamento del gas e della sua distribuzione, la DALMINE ENERGIE non è riuscita a mantenere un buon rendimento. Nonostante un crescita continua nei fatturati, i margini operativi si sono mantenuti costanti e non si vedono miglioramenti.
La scelta strategica della TENARIS S.A. è stata quella di vendere il pacchetto di maggioranza al colosso tedesco della distribuzione E.ON. assicurandosi una fornitura energetica per le proprie industrie a condizioni favorevoli senza essere eccessivamente esposta a limature ulteriori dei margini operativi (fonte il MONDO del 15 settembre 2006)
I Rocca sono una delle ultime vere dinastie industriali (per adesso). Non si lasciano affascinare facilmente dalle sirene della Finanza e dei guadagni "facili e sicuri" ma, piuttosto, decidono di investire con una visione strategica sapendo che, solo così, è possibile vincere le sfide del mercato.
Di conseguenza, a mio avviso, la notizia lascia prefigurare degli scenari interessanti caratterizzati dai seguenti indizi:
1) Il gas non è più una risorsa relativamente facile da reperire sul mercato.
2) Per il momento, le inerzie politiche non lasciano intravedere una rapida costruzione dei rigassificatori sulle nostre coste che ci permetterebbe di ampliare la scelta tra i nostri fornitori (attualmente, l'Italia dipende per il 70% dalle forniture dell'algerina SONATRACH e della russa GAZPROM). Bisognerà prevedere almeno 3 anni...
3) Il recente contratto stipulato tra l'ENI (che vende il gas alle aziende di distribuzione) e la GAZPROM stabilizza i prezzi ma non consentirà molti margini di trattativa.
4) Solo la grande distribuzione (come nel caso di E.ON.) sarà in grado di tamponare la futura crisi dei margini operativi.
Per quanto sopra, il panorama italiano della distribuzione di energia potrebbe divenire effervescente. Le numerose municipalizzate (...politicizzate...) presenti in Italia sono troppo piccole per poter affrontare le future sfide.
Non mi stuperei di assistere, nel prossimo futuro, a "svendite", "accorpamenti" o, nella migliore delle ipotesi, ad OPA sulla piazza di Milano.
Fortunato chi avrà azioni delle aziende predate (...a meno di interventi politici...)

Thursday, September 14, 2006

FMI - Un altro segnale d'allarme

Il World Economic Outlook di settembre 2006 pubblicato dal FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE (FMI) continua ad avere una visione ottimistica (ma più moderata) circa la crescita economica mondiale a corto termine.

Tuttavia, sul medio-lungo termine, il report mette in evidenza un rischio a cui dedica un intero capitolo (capitolo 4) oltre ad un paragrafo nella parte introduttiva.

Gli squilibri tra i bilanci correnti tra i vari Stati sono eccessivi. In particolare si mette in evidenza come gli Stati Uniti abbiano un saldo negativo di conto corrente enorme se comparato con quello degli altri Paesi (si veda il grafico).
Di per sè, lo squilibrio tra i bilanci correnti degli stati non è nè un fattore negativo nè positivo ma evidenzia il flusso dei capitali tra le varie economie. Quello che sconcerta è l'enorme sbilanciamento tra gli Stati Uniti (e in parte l'Europa) e le altre economie "emergenti" come la Cina e l'India. Una situazione che, come afferma chiaramente il FMI, non può essere sostenuta nel tempo in quanto, prima o poi, gli Stati Uniti dovranno rientrare dal loro saldo negativo. Più precisamente si constata come, nel passato, una situazione simile non sia stata sostenuta per tempi lunghi.
Lo scenario più ottimistico è quello di un "rientro" dolce per il quale anche altri stati si prendono le loro responsabilità (per esempio, la Cina dovrebbe rivalutare lo yuan). Non si esclude, però, uno scenario più "difficile" con possibile svalutazione a gradino del dollaro.
Chi scrive ha già evidenziato questo rischio in un post precedente e, essendo tendenzialmente un pessimista, non ripone molta fiducia nell' "atterraggio morbido" dell'economia mondiale. In ogni caso, credo sia necessario prepararsi per lo meno ad un forte rallentamento della crescita mondiale (alla fine del 2008??).
Negli ultimi anni gli Stati Uniti hanno fatto da traino (anche perchè, le loro aziende hanno goduto di forti investimenti esteri favorendo il loro rafforzamento sui mercati globali). Tuttavia, il limite oltre il quale i consumi interni non sono più in grado di reggere l'indebitamento si sta avvicinando.
Ed è bene prepararsi.
Per chi non avesse voglia di leggersi tutto il report, una buona sintesi la trovate su Bloomberg.com con un articolo di William McQuillen e Christopher Swann

Tuesday, September 12, 2006

La lotta al debito pubblico come priorità per una nuova Destra

Lungi da me "santificare" il nuovo Governatore della Banca d'Italia ma quando Draghi afferma che il Debito Pubblico italiano è il vero freno alla crescita dice una cosa corretta.

Un Debito Pubblico elevato significa da un lato accantonare (o posticipare) gli investimenti dall'altro continuare a sborsare somme elevate per coprire i costi fissi e pagare gli interessi. Significa, quindi, perdere opportunità di sviluppo che i cicli economici ci offrono con l'unico risultato di difendere lo "status quo". Se l'Italia non ha saputo sfruttare la sostenuta crescita economica mondiale degli ultimi anni lo deve soprattutto al suo Debito Pubblico che non le ha consentito di investire debitamente in nuove infrastrutture, nella rivoluzione informatica e nello snellimento dell'Amministrazione.

Ad oggi, abbassare il Debito Pubblico è diventata la priorità numero uno di una efficace politica di Governo. L'unica vera politica di riforma strutturale di cui ha bisogno il nostro Paese.

Purtroppo il Debito Pubblico rappresenta anche il legame più intimo e trasformista tra la Sinistra e la Destra italiane. Da una parte la Sinistra foraggia il suo elettorato elargendo contentini a destra e a manca, dall'altra la Destra appoggia l'indebitamento (in alcuni casi, invita ad una sua crescita!!), al fine di appoggiare le scelte più utilitaristiche del nano-capitalismo italiano lasciando da parte una vera pianificazione di crescita economica. E' per questo che combattere il Debito Pubblico significa, nel breve termine, affrontare delle riforme che sono invise a tutti e che costringe spesso a rivedere i propri ruoli nella Società.
Attualmente, nè la Destra nè la Sinistra hanno il coraggio e la voglia di affrontare il tema e preferiscono ridurre la Politica allo sterile lancio di giaculatorie inconcludenti per aizzare le rispettive claque e distogliere l'attenzione dai veri problemi.
In una delle numerose feste di partito sensa senso di fine settembre (a proposito, chi paga??), Gianfranco Fini si è divertito a fare il "cinese" affermando di aspettare con ansia come i sindacati si comporteranno quando la nuova Finanziaria toccherà le pensioni. A suo dire, i sindacati eviteranno lo scontro a differenza di come hanno fatto con il precedente Governo di Destra....E giù applausi della claque...mia madre, quando lo ha sentito in televisione, ha detto "Che forte stò Fini!! ha ragione!!!"
Io, invece, mi sono incavolato. Ma come? Fini ha voluto dire che durante il suo Governo hanno fatto di tutto per non scontrarsi con il Sindacato? la Casa della Libertà come pensava di portare avanti le riforme strutturali che ci aveva promesso? "concertando" con la CGIL?
Se la nuova generazione della Destra vuole vincere le sfide del futuro deve cambiare registro. Deve avere più coraggio e affrontare di petto temi scomodi come quello del Debito Pubblico.
Meno Destra sociale, quindi, e più attenzione al risanamento dei conti e agli investimenti di struttura.
Senza paura di qualche migliaia di persone che scendono in piazza.

Wednesday, September 06, 2006

Petrolio mon amour!

Ieri la Chevron ha annunciato di aver di aver concluso con successo dei test di prova per l'estrazione del petrolio da un giacimento denominato "Jack" al largo delle coste di New Orleans, nel Golfo del Messico. Come ha ben scritto Tom Van Riper su Forbes.com, da un punto di vista tecnologico, la notizia è molto importante.
Il giacimento in questione, al di là delle sue enormi potenzialità di sfruttamento*, ha richiesto di testare un pozzo con una profondità di 20.000 piedi ( circa 6 km) al di sotto del fondo marino. E questo, dopo essere già discesi di circa 7000 piedi ( altri 2 km circa) al di sotto della superficie del mare!!! In totale, 8 km di "rig" ( ovvero, di pozzo con le relative strutture estrattive ) in un ambiente fortemente sollecitante sia in termini di pressione sia in termini di tensione.
Per dare un'idea, con una tecnologia standard, le filettature dei tubi di superficie ( "surface casing" ) utilizzati in un pozzo di soli (!!) 500 metri di profondità devono resistere a tensioni paragonabili a quello che sopporterebbe un paranco a cui fosse appeso un BOEING 747.

La Chevron ha quindi aperto la strada ad una nuova era nell'ultra-deep oil exploration che, qualcuno pensa sia possibile utilizzare commercialmente già dal 2010. E, quel che più conta, non solo nel Golfo del Messico.
Con questa "conquista", continua però ad allargarsi il gap tecnologico tra le grosse corporations americane e, in parte, europee e le grosse imprese nazionali dei Paesi emergenti (si pensi alla saudita ARAMCO ) le quali, però, sono in possesso delle riserve petrolifere più grosse.
Ho l'impressione che il "maledetto" abbraccio tra stati tiranni e corporation petrolifere del mondo occidentale continuerà ancora per parecchi anni.
*si parla sempre di "potenzialità" dato che non è possibile misurare con esattezza la capacità di un giacimento ma solo farne una stima

Tuesday, September 05, 2006

Qualcuno incomincia a darmi ragione...

E' apparsa ieri sul sito de IlSOLE24ORE una piccola intervista a Kenneth Rogoff, capo economista del Fondo Monetario Internazionale dal 2001 al 2003. L'occasione dell'incontro è stato il workshop Ambrosetti di Cernobbio.
Sono sostanzialmente due i concetti espressi:
1) la previsione di un brusco rallentamento dell'Economia cinese entro i prossimi 3 anni (si sottolinea rallentamento che non significa necessariamente recessione)
2) l'economia Americana avrà ritmi di crescita moderati in una prospettiva di corto-medio termine in quanto si dovrà rientrare dai ritmi di spesa eccessivamente alti degli anni passati.
Nell'intervista non si fa un esplicito collegamento tra il punto 1) e il punto 2). Tuttavia, ritengo sia forte il legame tra le due tesi dato che non si può trascurare il fatto che il debito Americano è più grande della somma del surplus di tutte le altre forti economie emergenti (Cina, India, Sud-America). In pratica, la forte crescita economica mondiale degli ultimi anni è anche (se non soprattutto) figlia del forte indebitamento americano.
Tra le righe dell'intervista si legge un accenno velato al rischio svalutazione del dollaro, un'arma "non convenzionale", ma pur sempre a disposizione nell'arsenale degli Stati Uniti. Qualora venisse utilizzata, imprevedibili sarebbero le conseguenze.
Sono ormai mesi che sotto mentite spoglie intervengo sul circuito di Tocque-ville.it a esprimere gli stessi concetti. Qualcuno incomincia a darmi ragione...
Link & fonti

Monday, September 04, 2006

La generazione delle Anime...perse.

Le statistiche ci dicono che, per chi come me ha superato i trenta e si avvicina con il vento in poppa ai quaranta, le cose non sono e non saranno così "lisce" come per le generazioni precedenti.
Non possiamo contare su una prospettiva di crescita economica consistente. Siamo, di fatto, già immersi in un mondo del lavoro altamente competitivo che ci richiede alta "flessibilità" a fronte di una struttura sociale caratterizzata da "inerzie" elevate. Non potremo avere lo stesso trattamento previdenziale dei nostri genitori. Dovremo affrontare crisi di tutti i tipi, dall'energia al terrorismo. Dovremo fare i conti con un'organizzazione sociale obsoleta che non favorisce la creazione di una famiglia... e mi fermo qui per non deprimervi troppo.
Ma...noi, la nostra generazione... ha gli anticorpi necessari per fronteggiare tutte queste sfide?
Non lo so. Parafrasando Lucio Battisti, si potrebbe affermare: "lo scopriremo solo vivendo..."
Quel che è certo è che, poco prima di diventare classe dirigente del Paese, partiamo con forti handicap.
Siamo cresciuti nel benessere, in un clima caratterizzato da fiducia e crescita economica forte. Nel frattempo, però, chi ci ha preceduto ha basato questa crescita su un forte indebitamento, senza pensare che, prima o poi, sarebbe ricaduto sui propri figli (ovvero, noi).
Abbiamo frequentato scuole occupate da professori frustrati cresciuti nel culto dello Stato sociale e della "Fantasia al potere". Abbiamo quindi imparato a diffidare dei numeri e li vediamo come dei "nemici" mentre in altre parti del mondo il sapere scientifico era alla base dell'educazione del fanciullo.
Siamo stati coinvolti nella più forte ondata tecnologica dell'ultimo secolo senza avere idee sul come dominarla scientemente ma solo sul come usarla per la nostra vanità. Anzi...ci siamo iscritti alle Università pensando, come i nostri padri, che il "pezzo di carta" sarebbe stato sufficiente a darci un ruolo nella società del XXI secolo e abbiamo trascurato argomenti come programmazione, internet publishing, database, analisi di laboratorio, ricerche sul campo, parametri finanziari.
Continuiamo spesso a pensare che molti dei diritti ereditati dal passato siano scontati e non siamo abituati a guardare in ottica globale...che significa..."occhio!! che se non cambi qualcosa qualcuno lo sta già facendo per te!".
Abbiamo sul fardello il peso della generazione (fallita) dei baby-boom che, quindi, pensa come i nostri padri e continua a cambiare poco o niente e, soprattutto, ad avere un egoismo generazionale senza pari.
E se tutto questo non bastasse, siamo premuti dal basso dalle nuove generazioni, molto più flessibili di noi nel gestire la rivoluzione tecnologica.
E' presto per dire che abbiamo fallito.
Ma il tempo corre e abbiamo bisogno di un colpo di reni per far sì che la nostra generazione sia ricordata come quella degli "Actarus" e non quella degli "Ataru Moroboshi".
Lo dobbiamo anche per i nostri figli (...se mai riusciremo ad averli....)
Aggiunta sul tema del post.

Friday, September 01, 2006

La sindrome di Achab

[...]
"Oh, mio capitano! mio capitano! Nobile anima! Grande vecchio cuore, dopo tutto! Perchè qualcuno dovrebbe dare la caccia a quell'odioso pesce? Via con me! Fuggiamo queste acque mortali! Torniamo a casa!..." [...]
Ma Achab aveva distolto lo sguardo; come un albero da frutto malato, si scosse e lasciò cadere al suolo la sua ultima mela incenerita.
"Cos'è mai? Quale cosa ignota, imperscrutabile e inumana, quale astuto e crudele signore e padrone nascosto, quale spietato imperatore mi comanda, perchè, contro tutti gli affetti e i desideri naturali, io debba continuare per tutto il tempo a spingere, e a sollecitare, a costringer me stesso, rendendomi temerariamente pronto a fare ciò che nel mio vero, naturale cuore non oserei neppure di pensare? E' Achab veramente Achab? Sono io, Dio mio, o chi altro a sollevare questo braccio?..."
[...]
Tratto da "MOBY DICK" di Herman Melville
Traduzione ( bellissima N.d.C. ) e cura di Pietro Meneghelli
pag. 417
Newton & Compton Editori
2004
*********

Così, circa 160 anni fa, Melville esprimeva, tramite il capitano Achab, le sue convinzioni sui destini dell'Umanità.

Sono sostanzialmente d'accordo con lui.