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Thursday, September 14, 2006

FMI - Un altro segnale d'allarme

Il World Economic Outlook di settembre 2006 pubblicato dal FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE (FMI) continua ad avere una visione ottimistica (ma più moderata) circa la crescita economica mondiale a corto termine.

Tuttavia, sul medio-lungo termine, il report mette in evidenza un rischio a cui dedica un intero capitolo (capitolo 4) oltre ad un paragrafo nella parte introduttiva.

Gli squilibri tra i bilanci correnti tra i vari Stati sono eccessivi. In particolare si mette in evidenza come gli Stati Uniti abbiano un saldo negativo di conto corrente enorme se comparato con quello degli altri Paesi (si veda il grafico).
Di per sè, lo squilibrio tra i bilanci correnti degli stati non è nè un fattore negativo nè positivo ma evidenzia il flusso dei capitali tra le varie economie. Quello che sconcerta è l'enorme sbilanciamento tra gli Stati Uniti (e in parte l'Europa) e le altre economie "emergenti" come la Cina e l'India. Una situazione che, come afferma chiaramente il FMI, non può essere sostenuta nel tempo in quanto, prima o poi, gli Stati Uniti dovranno rientrare dal loro saldo negativo. Più precisamente si constata come, nel passato, una situazione simile non sia stata sostenuta per tempi lunghi.
Lo scenario più ottimistico è quello di un "rientro" dolce per il quale anche altri stati si prendono le loro responsabilità (per esempio, la Cina dovrebbe rivalutare lo yuan). Non si esclude, però, uno scenario più "difficile" con possibile svalutazione a gradino del dollaro.
Chi scrive ha già evidenziato questo rischio in un post precedente e, essendo tendenzialmente un pessimista, non ripone molta fiducia nell' "atterraggio morbido" dell'economia mondiale. In ogni caso, credo sia necessario prepararsi per lo meno ad un forte rallentamento della crescita mondiale (alla fine del 2008??).
Negli ultimi anni gli Stati Uniti hanno fatto da traino (anche perchè, le loro aziende hanno goduto di forti investimenti esteri favorendo il loro rafforzamento sui mercati globali). Tuttavia, il limite oltre il quale i consumi interni non sono più in grado di reggere l'indebitamento si sta avvicinando.
Ed è bene prepararsi.
Per chi non avesse voglia di leggersi tutto il report, una buona sintesi la trovate su Bloomberg.com con un articolo di William McQuillen e Christopher Swann

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