La fine di un'epoca
Il "calo" dei mercati non è ancora diventata una "caduta".
Ma lo sta per diventare.
A meno di forti interventi, negli Stati Uniti si stanno concretando gli spettri della recessione e gli attori più lungimiranti o spostano le loro sedi sociali oppure iniziano a capitalizzare in beni rifugio.
Al momento non si sa se la recessione americana significherà un forte rallentamento dell'economia mondiale, come indicato dal partito dei "gufi" (a cui appartiene chi scrive), oppure se rappresenterà solo un incidente di percorso per l'inevitabile crescita al traino dell'impero di "Cindia", come sostenuto da fonti autorevoli come l'Economist.
Qualsiasi siano gli sviluppi, è però finita un'epoca e il destino ha chiamato George Bush a sigillarne la fine.
Tutto iniziò sul finire degli anni '70 ad opera della Sig.ra Margareth Thatcher, seguita a ruota dal grande presidente americano Ronald Reagan.
Per risollevare le sorti dell'Occidente, minacciato dalla stagnazione economica e dal pericolo "rosso" (più interno che esterno, a dir la verità), i nostri due attori delinearono un ricetta semplice ed efficace (...altro che il cervellotico programma di Prodi!!!):
1) privatizzare e sciogliere i lacciuoli al mercato
2) allentare le maglie del credito
3) investire fortemente nella ricerca militare e presidiare con forza la presenza occidentale nel mondo
4) propagandare la democrazia e rafforzare l'immagine dell'Occidente
Seguendo queste linee guida, bastarono appena 4 anni per innescare la più travolgente crescita economica mondiale dai tempi dell'Impero romano.
In appena 10 collassò l'impero comunista.
In soli 15 anni la società dei consumi approfittò degli investimenti nella ricerca militare godendo del più grande balzo in avanti tecnologico dai tempi della prima rivoluzione industriale (home computer, internet, telefonia, conquiste spaziali, genetica).
Tuttavia, a ben guardare, già dalla metà degli anni '90 la "mela" stava incominciando a marcire,
Le liberalizzazioni del mercato hanno aumentato il potere delle lobbies industriali e finanziarie fino a "indirettamente" sostituirsi alle funzioni di Governo dello Stato.
Il caso più eclatante è rappresentato dalla lobby texana del petrolio. La sua bramosia di "contracting" e la sua influenza alla Casa Bianca hanno spinto George Bush ha commettere lo stesso errore strategico di Napoleone e Hitler: aprire un nuovo fronte di guerra in IRAQ senza aver consolidato il primo in Afghanistan.
L'imperativo delle Multinazionali è "globalizzare", ovvero, trovare nuovi mercati di vendita...a qualcunque costo.
Anche se questo significa accordarsi con Governi totalitari come la Cina oppure fare entrare frettolosamente in Europa Paesi ancora lontani dalle condizioni "standard" come la Romania ma che, però, ampiano i mercati aggiungendo altri milioni di consumatori.
L'Occidente, nel cui grembo è nato il principio della separazione dei poteri, è rimasto completamente impreparato dalla forza del "Quarto Potere" che non è la Stampa, come prevedeva Orson Wells, ma la Finanza.
L'allentamento del Credito ha dato vita, negli anni, a strumenti di finanziamento e investimento sempre più lontani dal Capitale Reale. In alcuni casi, completamente staccati "da ciò che si può toccare con mano".
La Politica non ha impedito che il "cittadino", invece di essere ANCHE un "consumatore", fosse SOLO un "consumatore"...un "cash cow" da mungere.
La crisi negli Stati Uniti è dovuta soprattutto all'incapacità di sostenere ulteriormente i debiti da parte dei "consumatori".
La difesa dell'Occidente e dei principi democratici è diventata la difesa degli interessi delle Holding industriali.
Non c'è da stupirsi se l'Occidente è visto sempre di più come un nemico.
Chi scrive lavora per una multinazionale del settore Oil&Gas impegnata in alcuni progetti nel delta del Niger. In circa 50 anni abbiamo trasformato un mondo rurale e tribale in un inferno ambientale e in un Far-west economico. Navi tramp assetate di petrolio si addensano in rada aspettando che le bande armate diano il permesso a caricare petrolio senza alcun standard di sicurezza e tutela dell'ambiente. Le imprese occidentali continuano a sventrare la foresta per far posto a oleodotti dove si addensano disperati alla ricerca di qualche goccia per riempire i loro barili. La popolazione ittica del delta è drammaticamente scesa sconvolgendo la povera economia delle popolazioni rurali.
Ma questo è solo un aspetto del problema "globale".
C'è da stupirsi se l'Occidente è visto come nemico se fa quotidianamente affari con Governi dittatoriali (Cina in primis)?
E questa volta senza la scusa del pericolo comunista.
La distruzione dell'Ambiente e l'utilitarismo affarista che "sorvola" sui principi democratici stanno minando l'immagine dell'Occidente nel mondo.
Per quanto sopra, la Destra liberale deve trovare in sè la forza di cambiare rotta.
Le Holding industriali e finanziarie non possono sostituirsi al Governo degli Stati.
L'ingegneria finanziaria deve essere limitata.
La democrazia non è un "optional". L'ONU, così com'è, va abolito. Non possono prendere decisioni importanti sul destino del mondo Paesi come la Cina, la Russia o l'Arabia Saudita, anche a costo di creare una nuova cortina di ferro.
L'ambiente deve diventare il fulcro della politica internazionale. Non si tratta "semplicemente" di fermare l'Effetto Serra, ma si tratta soprattutto di rispettare "altri modi di vita" evitando l'insorgere dell'odio.
Analizzando le condizioni al contorno alla fine degli anni '70, Reagan aveva ragione.
Analizzando le condizioni al contorno all'inizio del XXI secolo, Reagan non funziona più.
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Fonti e riferimenti
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