E' veramente "Bubble Oil"?
2) Sono passati ormai 9 mesi da quando facevamo presente che, in base ai dati della IEA, l'offerta di petrolio non riusciva a coprire completamente la domanda. Ancora adesso, nell'ultimo rapporto mensile, la IEA fa notare come l'offerta di petrolio stia lentamente calando e riesce a soddisfare appena la domanda
Per una pura legge economica, se da molti mesi l'offerta è sotto stress è inevitabile un trend rialzista dei prezzi.
3) Esistono alcuni elementi oggettivi che spingono a prevedere il prolungamento della crisi dell'Offerta negli anni a venire. Cerchiamo di identificarne alcuni:
3.a) se l'economia del BRIC (Brasile, Russia, India e Cina) continuerà a crescere ai tassi degli ultimi anni (o anche a tassi leggermente inferiori), la Domanda di petrolio è destinata a crescere più rapidamente dell'Offerta. Sappiamo che se il reddito pro-capite raddoppia, il consumo di petrolio aumenta più del doppio ( in modo più che proporzionale) (si legga il paragrafo "Supply & Demand" della Economic Letter della FED Reserve Bank of Dallas di maggio 2008).
3.b) I "Big Projects" attualmente in corso dovrebbero incrementare l'offerta sul breve (/brevissimo - entro il 2008) termine ma la loro capacità non riuscirà a stare al passo della domanda nel medio e lungo termine ( si legga l'articolo del Prof. Hamilton "Oil price fundamentals" sul blog Global Macro Ecomonitor - è richiesta registrazione). Nel soddisfare la Domanda, i "Big Projects" potrebbero essere affiancati da soluzioni alternative come lo sfruttamento delle Tar Sands (sabbie bituminose) canadesi o l'estrazione dal Carbone. Sono comunque processi molto costosi e a forte impatto ambientale.
3.c) Nel tempo, i costi R&D e di processo dei "Big Projects" ma anche i tempi di attivazione stanno costantemente aumentando. Per esempio, negli ultimi giorni si è fatto un gran parlare del grosso giacimento TUPI, di fronte alle coste del Brasile. Qualora si decidesse di sfruttarlo, i costi sarebbero astronomici, i tempi di sfruttamento non inferiori ad una decina di anni e alcune delle sfide tecniche da superare non ancora perfettamente affidabili ( si parla di 7 km di rig tra condotte e perforazioni sottomarine).
3.d) La maggior parte delle riserve petrolifere sono sotto il controllo di entità Statali non in possesso delle necessarie conoscenze tecniche per aumentare l'attività estrattiva (per esempio, la venezuelana PDVSA, lo Stato del Kazhakistan....). Alcune di queste entità, per motivi geopolitici addirittura frenano l'attività estrattiva (che siano qui gli Speculatori? si legga il successivo punto 4) ).
4) La recente "monetary policy" della Fed ha contribuito ad un forte indebolimento del dollaro, la divisa ufficiale utilizzata nelle contrattazioni del petrolio. Questo blog ha plurime volte criticato questa "policy" anche se questa scelta è stata in parte obbligata tenendo presente che i richiami alla Cina per un rafforzamento dello yuan sono da anni disattesi (...quando si dice Democrazia e Libero Mercato...). Purtroppo, la maggior parte dei Paesi produttori di petrolio hanno una moneta legata al Dollaro. L'indebolimento di quest'ultimo indispettisce i Paesi produttori (si legga "Dollar dilemmas" sull'ultimo numero dell'Economist) che cercano di mantenere inalterati i margini innalzando i prezzi.
E' questa Speculazione? Difficile a dirsi tenendo presente che rispecchia il comportamento "standard" di un qualunque ufficio commerciale di una qualunque azienda che si trovasse nelle stesse condizioni.
Da quanto sopra ritengo che l'attuale aumento del petrolio sia generato più da una crisi dell'Offerta che dalla Speculazione Internazionale anche se è probabile che i Paesi produttori stiano in parte approfittando di questo stress.
Ancora una volta mi trovo d'accordo con il mio "amico" Jim Jubak. L'era del petrolio a buon mercato è finita. Una volta passata la buriana, è probabile che assisteremo ad un periodo di relativa stabilità (uno-due anni) per poi vedere, a meno di forti novità, ulteriori incrementi nel medio-lungo termine (forse molto forti).
Un fattore, però, potrebbe cambiare radicalmente le carte in tavola.
E se ci fosse una crisi della Domanda?
In questo caso entra in gioco la teoria del Decoupling che questo blog ha già affrontato nei precedenti post prendendo le parti di chi sostiene un'imminente crisi economica nell'area BRIC, a partire proprio dalla Cina.
Ma questa (per adesso) è tutta un'altra storia...
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Fonte 1: Federal Bank of Dallas - Economic letter - May 2008 ; "Crude awakening: behind the surge in Oil prices" - 8 meravigliose pagine redatte dall'Istituto di ricerca economica della Federal Reserve di Dallas.
Fonte 2: Oil market Report - a cura della Internation Energy Agency
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nota 1; in questo caso, si parla di situazione tipo "Backwardation" contrapposta alla situazione più normale di "Contango" (prezzi dei future più alti di quelli a pronti). Ad oggi, ci troviamo proprio in una situazione di Backwardation; le raffinerie stanno comprando petrolio a breve termine invece di pianificare a medio-lungo termine. Ciò significa che prevedono di non soddisfare la domanda con gli stock a disposizione. Un'ulteriore conferma della crisi dell'offerta.
3 Comments:
Gli economisti trovano tantissime e articolate spiegazioni.
I geologi invece da un po' di anni parlano di Peak Oil.
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x ariafritta
Peak Oil? forse...direi addirittura probabile.
Però, per adesso, neanche i geologi possono provarlo con certezza anche perchè la concezione di "Peak" dipende anche da considerazioni economiche del tipo: "Quanto siamo disposti a pagare per un barile di petrolio?". Non è facile rispondere.
Comunque, se é "Peak Oil" a medio-lungo termine si avvicinano tempi difficili...molto difficili...
A lunghissimo termine sarei invece molto ottimista. Per due motivi:
1) lo sviluppo tecnologico, se ci crediamo fino in fondo, ci potrà aiutare moltissimo
2) la penuria di petrolio ci costringerà a rivedere le nostre concezioni di vita. Termini come "sobrietà", "discrezione", "conservare per i posteri" acquisteranno di nuovo un senso.
Me lo immagino come un futuro da TECNO-MEDIOEVO ILLUMINATO.
...ma sto divagando....
ciao
la questione è proprio relativa alla domanda: se (o meglio "quando") le scelte energetiche su fonti alternative, su abitudini diverse, su consumi diversi, faranno i conti ocn i prezzi attuali (ancora oggi gli studi che circolano sul fotovoltaico si basano su un WTI a 60$!!) ci potrà essere una contrazione della domanda ... poi vedremo
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