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Monday, September 03, 2007

Perchè gli Americani rimangono in Iraq?

I Britannici lasciano l'Iraq e gli Americani rimangono praticamente soli.
E' il momento giusto per chiedersi: "Perchè gli occidentali, guidati dai soliti Americani, sono intervenuti in Iraq?"

Diffusione della Democrazia? Balle!!...se fosse così cosa aspettiamo ad andare in Cina?
Lotta al terrorismo? Forse...in ogni caso, rimane un motivo collaterale. Sudan, Yemen e lo stesso Pakistan avrebbero avuto la precedenza.
Allora...per il petrolio? BINGO!!!!!
Qualche cifra e alcune considerazioni al contorno renderanno meglio l'idea.
L'attuale domanda mondiale di greggio è pari a 86 mb/d (millions barrels per day) contro una produzione media pari a circa 85 mb/d di cui 31 mb/d (36%) prodotti dai Paesi che fanno parte del cartello dell'OPEC.
L'Iraq, membro OPEC, produce ufficialmente circa 2,2 mb/d, vale a dire il 7% della produzione OPEC e il 2,5% della produzione mondiale.

Supponiamo adesso di cancellare l'Iraq dalla scena mondiale.

La produzione mondiale di greggio scenderebbe improvvisamente a 83 mb/d.

Ipotizzando una crescita direttamente proporzionale tra i prezzi del petrolio e il rapporto domanda/offerta (...pura teoria, ma stiamo giocando), la mancanza dell'Iraq si tradurrebbe in un incremento intorno ai 2 dollari/barile (prendendo l'attuale base di circa 73 dollari/barile).

Ecco quanto valgono le vite dei soldati americani in Iraq.

Se vi sembra poco, aggiungiamo alcune considerazioni.

a) La mia stima, puramente teorica, è però anche molto ottimistica. Infatti, l'Iraq non è un semplice produttore ma un calmiere dei prezzi. Il suo petrolio è facile da estrarre e facile da trasportare. Non altrettanto si può dire dell'Alaska, del Mare del Nord, del Kazhakistan (solo per fare qualche esempio). Di conseguenza, la mancanza dell'Iraq avrebbe un effetto sui prezzi più che direttamente proporzionale.

b) Se gli Americani stabilizzassero la situazione politica, la produzione irachena potrebbe rapidamente raddoppiare, fino a 4 mb/d. Le stime attuali parlano di raggiungere questi livelli entro il 2010 (... anno in cui dovrebbe diventare produttivo anche il progetto Kashgan in Kazhakistan). In area medioorientale, quella con meno costi di estrazione e migliore qualità del greggio, solo l'Arabia Saudita e l'Iran hanno una capacità potenziale maggiore (le stime parlano di circa 10-13 mb/d in totale).

c) la quota di produzione irachena diventa ancora più significativa alla luce dell'"Oil Conundrum" ovvero del picco di produzione del petrolio. Non è certo se si è raggiunto il picco. Di certo, molti grossi giacimenti sono in crisi (Alaska, Gulf of Mexico, Mare del Nord, Barhein) e ulteriori incrementi di produzione richiederanno investimenti elevati, costi ragguardevoli e sfide tecnologiche non banali. E' mia opinione personale, che non vedremo mai più prezzi al di sotto dei 65 dollari/barile.

d) anche se non sono personalmente d'accordo, a dar retta alle maggiori istituzioni economiche internazionali, la crescita economica mondiale nei prossimi anni sarà ancora molto sostenuta (4-5%). La domanda di petrolio sarà quindi in crescita a fronte di un'offerta stagnante (la IEA stima 2-3% annuo). La competizione tra le nazioni per ottenere greggio a buon mercato sarà sempre più forte e si "combatterà" anche sul fronte delle piccoli produzioni locali. Presiedere l'Iraq, per giunta in mezzo al Medio-Oriente, è importante.

e) L'Occidente, e il suo stile di vita, dipende dal petrolio. Questo è particolarmente vero per gli Stati Uniti ma non solo...Ci sono buone prospettive sul fronte delle energie rinnovabili ma, a meno di "rivoluzioni" tecnologiche, queste prospettive sono di lungo termine. Per i prossimi 20/30 anni dovremo combattere per ogni singola goccia di petrolio. Questo gli Stati Uniti lo sanno.

Ringrazio quindi i soldati statunitensi per aver "calmierato" i prezzi del petrolio in questi ultimi 10 anni (nonostante si sia passati dai 28 dollari/barile del 2001 ai 74 dollari/barile di oggi) e aver permesso la recente crescita economica mondiale .

Ad oggi, solo gli Americani hanno il diritto di chiedersi se 2 dollari/barile valgono la vita di migliaia di giovani e i profitti milionari della Corporate America.

Però, da purista, avrei preferito meno ipocrisia. Quando sento parlare di esportare la democrazia incomincia a venirmi l'orticaria.

Ma forse questa ipocrisia è necessaria per un'Occidente ormai incapace di combattere (in tutti i sensi) per i suoi interessi e incapace di riconoscersi. Non sono più molto convinto che gli inglesi sarebbero ancora capaci di attraversare l'Atlantico per difendere le Falkland...

Un'Occidente che preferisce avere atteggiamenti "buonisti" guidando i Suv e leggendo i "reportage" di Lilli Gruber...

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fonti: Oil market report (IEA)

lettura interessante: Daniel Litvin su Ethical Corporation

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